Un mercoledì da leoni (Big Wednesday) non è solo un semplice film del 1978 diretto da John Milius ma è anche un manifesto (sociologico) che non invecchia mai nonostante il passare degli anni. Andrebbe visto e rivisto periodicamente per fare pace con il Cinema; quello con la “C” maiuscola. Un mercoledì da leoni è tutto incentrato sullo sport del surf ma non è solo un film sul surf bensì sulla libertà, sulla vita, sulla morte, sulla pace, sulla guerra e soprattutto sull’amicizia. Matt (Jan-Michael Vincent), Jack (William Katt) e Leroy (Gary Busey) sono tre amici che amano praticare il surf sulle onde dell’oceano californiano. Il forte legame che li tiene uniti è qualcosa di talmente profondo da durare negli anni, non certo immutato ma sicuramente imperituro. Nel tempo c’è chi “mette su” famiglia e chi parte per la guerra del Viet-Nam ma prima o poi si ritroveranno e scopriranno di avere mantenuto, nel loro animo, quell’anelito giovanile col desiderio ancora forte di emozionarsi scivolando sulle onde con la tavola di legno sotto ai piedi. Gli elementi della scenografia e della fotografia affascinano e ammaliano come pochi altri film. Le onde dell’oceano e i surfisti che le cavalcano rendono magnificamente l’idea di libertà e di divertimento ma non c’è solo questo. Visto che sarà molto difficile rivedere il film nella sala cinematografica, ve ne consigliamo una visione su uno schermo generoso anche se domestico. Ci si rende realmente conto di essere davanti ad un vero capolavoro nel momento in cui partono i titoli di coda ovvero quando il film sta per finire e ci si accorge di avere voglia di farlo ripartire da capo. Una curiosità: il film è ispirato da ricordi personali del regista Milius che in gioventù frequentava una comunità di surfisti sulla spiaggia di Malibù, in California. Anche i personaggi sono plasmati su figure realmente esistite. Il film è quasi un’autobiografia per immagini. E sono immagini senza tempo.
Voto: 8