Il mistero del profumo verde (Le parfum vert) è un film che venne presentato al Festival di Cannes del 2022 nella sezione “Quinzaine des réalisateurs” – ora rinominata nel più politicamente corretto “Quinzaine des cinéastes” – con Sandrine Kimberlain, Vincent Lacoste, Rudiger Vogler, Leonie Simaga, Arieh Worthalter e Jenna Thiam. Il regista e sceneggiatore è il francese Nicolas Pariser che in questa occasione ha ripreso numerose caratteristiche già presenti nel suo precedente lungometraggio (Alice e il sindaco del 2020). In primo luogo Pariser ha continuato a giocare sulla commistione dei generi cinematografici. Il mistero del profumo verde inizia con un plateale e misterioso decesso, non certamente per cause naturali, e prosegue con un bel rapimento. Un incipit da noir a tutti gli effetti ma con una sottile leggerezza di fondo da commedia. Il mistero prosegue con un plot da intrigo pan-europeo con risvolti più complicati del previsto ma è intrecciato con una prevedibile pseudostoria d’amore. Un’altra abitudine ripresa di nuovo da Pariser è quella di inserire, qua e là, delle veloci frecciatine di tipo politico-sociale che potevano trovare una logica coerenza nel precedente film ma in questo caso sono di dubbia pertinenza col contesto generale.
Sul palco del teatro parigino della Comédie-Française va in scena lo spettacolo serale ma un attore mostra segni di malessere e muore proprio di fronte al numeroso pubblico in sala. Prima di spirare, riesce a mormorare qualcosa a Martin, suo collega attore. Poco dopo è il medesimo Martin ad essere rapito e portato in una villa fuori Parigi. Non aspettatevi le atmosfere di Alfred Hitchcock né le scenografie grigie dei classici thriller. Il mistero del profumo verde è qualcosa di totalmente differente. Più o meno discutibile ma comunque originale. Luce diurna, toni sarcastici, umani intrecci familiari di vita quotidiana e un percorso che si indirizza verso un epilogo di stampo sentimentale. La sceneggiatura tocca gli angoli spigolosi di generi che faticano a convivere pacificamente sotto lo stesso tetto. Intrighi internazionali, organizzazioni terroristiche, misteriosi omicidi e due protagonisti alle prese con problemi ordinari e comuni. Lui è in procinto di separarsi dopo un anno di matrimonio e lei è alle prese con una sorella con cui non parla da dieci anni e una madre pressante nonché impicciona. Due persone come tante, che si ritrovano alle prese con situazioni da agenti segreti. Se è vero che la storia incuriosisce, è altrettanto vero che lascia non poche buche per la strada. La mediocrità del film nel suo complesso è il punto più dolente. C’è un banale luogo comune che, però, calza a pennello con questo film: Il mistero del profumo verde non è né carne né pesce. Non troviamo alcun difetto di particolare fastidio né alcun pregio di eccezionale fattura.
Una curiosità: il nome del protagonista maschile è Martin Rémi. Cambiando una sola vocale – senza modificare la pronuncia – otteniamo il marchio di un famosissimo cognac. In effetti la storia, in alcuni tratti, sembra vacillare e procede in modo non proprio lineare. Proprio come l’incedere di qualcuno sotto gli effetti dell’alcol, anche il film cammina zoppicando e lascia alcuni interrogativi a cui dobbiamo rassegnarci di non ottenere risposta.
E’ un film senz’altro piacevole da vedere e altrettanto facile da lasciarsi alle spalle. In modo piuttosto presuntuoso Pariser “regala” anche presunte perle di saggezza come quella nascosta nel dialogo tra i due protagonisti:
– Non puoi essere così pessimista
– Quando si è pessimisti si viene sempre piacevolmente sorpresi
– Non è vero. I pessimisti sperano nel peggio