Brick Mansions è diretto da Camille Delamarre, scritto da Luc Besson (tratto da Banlieue 13), con il compianto Paul Walker come protagonista indiscusso.
Brick Mansions è un quartiere-ghetto di Detroit in un futuro non troppo remoto. Siamo nel 2018. Un agglomerato urbano il cui perimetro è delimitato da un muro di cinta alto dodici metri è abitato da cittadini “di serie B” con un tasso elevatissimo di delinquenza e malavita; dovrebbe essere raso al suolo per ordine del sindaco. Al posto di quegli edifici degradati dovranno sorgere moderni grattacieli, riqualificando tutto l’intero quartiere. I ricchi e potenti politici contro i poveri e bistrattati cittadini. Un tema che avrebbe meritato film di spessore ben più elevato rispetto a questo giocattolo hip-hop. Un film contaminato da altri “confratelli” più o meno recenti. A partire da 1997 – Fuga da New York di John Carpenter, fino al recente Viaggio in Paradiso, passando attraverso Death Race e Fast & Furious. Brick Mansions è un film che tocca un po’ di tutto ma senza contenere niente. Assenza totale di personalità sua propria. Un ridicolo concentrato di iperboli stereotipate. Lo strausato stratagemma di accoppiare uno sbirro sotto copertura (Paul Walker) ad un ricercato (il campione di Parkour David Belle) per sgominare la banda che soggioga la città, non convince più nessuno. Film da guardare senza nessuna pretesa e da dimenticare dopo un nanosecondo.
Voto: 3