Il vento fa il suo giro è un film diretto da Giorgio Diritti. Philippe (Thierry Toscan) vorrebbe trasferirsi con la famiglia in un paesino della Valle Maira, sulle alture del Cuneese, per allevare capre e produrre buon formaggio. Lassù sono rimasti solo pochi, non più giovani, abitanti. Il nuovo arrivato vi si stabilisce con la moglie e i tre figli portando aria nuova tra quelle sperdute case di montagna. In un ambiente sociale ristretto, chiuso e arroccato su se stesso basta poco per portare scompiglio. L’accoglienza verso i nuovi arrivati è piuttosto tiepida, carica di preoccupazione ma anche di curiosità. L’integrazione degli stranieri nella ristretta società locale non sarà agevole. Molto più indicata è la parola “tolleranza”; termine che non piace a Philippe perchè presuppone un connotato negativo. Giorgio Diritti ha girato il film in tre differenti lingue: francese, occitano e italiano. Una scelta importante e significativa. L’occitano (o linguadoca) è proprio il tratto distintivo di tutta la narrazione. Una parlata locale che è profondamente contaminata dalle altre due madrelingue. Come a dire che, in realtà, non esiste un vero straniero nè veri locali. Alla stregua dello Yin e dello Yang. Ognuno è diverso dall’altro ma ne è anche influenzato. Entrambi hanno reciproche contaminazioni pur essendo ben distinti tra loro. Nonostante tutto questo, rimane una estrema e quasi insormontabile difficoltà per la vera integrazione. Un film piccolo, girato in gran parte con attori non professionisti, ma profondo, ricercato, estremamente tenero ed altrettanto duro. Un esempio di cinema d’autore trascurato dai classici circuiti di distribuzione ma da recuperare e divulgare con ogni mezzo possibile.
Voto: 7