I Guardiani del Destino è l’ennesimo film tratto da un’opera di Philip K. Dick. La fonte letteraria, in questo caso, ha come titolo: Squadra Riparazioni (in originale The Adjustment Bureau). E’ un racconto breve che focalizza l’obiettivo sul tema predominante di sempre: il futuro è già predestinato da forze superiori oppure è modificabile dal nostro libero arbitrio? Molti romanzi e racconti di Dick si sono già prestati ad adattamenti cinematografici; alcuni di grande successo, altri un po’ meno. Ricordiamo Blade Runner di Ridley Scott, Atto di Forza di Paul Verhoeven oppure Minority Report di Spielberg ma anche Paycheck, A Scanner Darkly ed altri ancora. Nonostante le maestranze siano di primissimo livello, I Guardiani del Destino non figura nell’elenco degli adattamenti migliori. Il regista è quel George Nolfi che sceneggiò Ocean’s Twelve e The Bourne Ultimatum (giustappunto con Matt Damon sempre presente), la fotografia è di quel John Toll premio Oscar per Vento di passioni e Braveheart, gli interpreti sono Matt Damon, Emily Blunt e Terence Stamp. Un cast di tutto rispetto per un film che non convince completamente. Matt Damon è David Norris ovvero il più giovane candidato per il Senato del Congresso americano. La città è New York. Pieni anni sessanta. Norris è lanciatissimo verso l’elezione a Senatore nello stato di New York ed è in testa in tutti i sondaggi ma poco prima delle elezioni viene coinvolto in uno scandalo giornalistico e di colpo perde tutto il vantaggio. In modo apparentemente fortuito, Norris conosce l’affascinante ballerina Elise (Emily Blunt) e se ne innamora istantaneamente. I guardiani del destino non ci stanno ed intervengono per tentare di convincere Norris ad interrompere la storia d’amore prima ancora che inizi. Chi sono questi guardiani? Signori distinti ed eleganti muniti di inseparabile cappello con il compito di vigilare affinché ogni cosa si compia secondo il Piano elaborato dal Presidente. Norris è un osso molto duro; non digerisce il fatto di dover seguire per forza questo Piano di questo fantomatico Presidente che cozza – in modo incomprensibile – contro il suo libero arbitrio. Nonostante l’argomento sia stato trattato mille volte e in mille modi dalla letteratura e dal cinema, rimane sempre di gran fascino ma non riesce a far decollare questo film. Manca qualcosa di essenziale, ma imperscrutabile; qualcosa che ti catturi nel profondo. Rimane tutto in superficie e non ti entra nelle vene.
Voto: 5½