Cos’è la sindrome dell’impostore nelle relazioni di coppia? Ecco come riconoscerla

Quante volte hai guardato il tuo partner dormire accanto a te e hai pensato “ma quando si sveglierà e capirà chi sono davvero?”? Quante volte un complimento sincero ti ha fatto sentire a disagio, come se fosse rivolto a qualcun altro, non a te? E quante volte hai pensato che la tua relazione fosse un castello di carte pronto a crollare non appena il tuo partner avesse scoperto i tuoi “veri difetti”? Se ti riconosci in queste situazioni, sappi che non sei solo. E soprattutto, non sei semplicemente insicuro o ansioso. Potresti stare sperimentando quella che psicologi e psicoterapeuti hanno iniziato a identificare come la sindrome dell’impostore nelle relazioni di coppia, una dinamica psicologica molto più complessa e pervasiva di quanto sembri.

Sì, hai letto bene: la stessa sindrome dell’impostore che magari conosci dal mondo del lavoro, quella sensazione di essere un fraud che prima o poi verrà smascherato, può infiltrarsi anche nelle tue relazioni più intime. E no, non è una cosa da poco.

La Sindrome dell’Impostore: Non Solo Roba da Ufficio

Partiamo dalle basi. La sindrome dell’impostore è stata descritta per la prima volta nel 1978 dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes in uno studio pubblicato su Psychotherapy: Theory, Research and Practice. All’epoca parlavano di persone di successo, soprattutto donne in ambito accademico, che attribuivano i propri risultati alla fortuna piuttosto che alle proprie capacità. Gente che aveva un curriculum da paura ma che dentro si sentiva una truffatrice pronta a essere scoperta.

Ma ecco la cosa interessante: nel corso degli anni, ricercatori come Neureiter e Traut-Mattausch hanno dimostrato in uno studio del 2016 pubblicato su Frontiers in Psychology che questo schema mentale può manifestarsi in praticamente ogni area della vita. Incluso, indovina un po’, l’amore.

Quando questo pattern si applica alle relazioni di coppia, il meccanismo è identico ma ancora più doloroso. Invece di pensare “non merito questa promozione”, pensi “non merito questa persona”. Invece di temere che il capo scopra che non sei così bravo, temi che il tuo partner scopra che non sei così amabile. Il risultato? Vivi la tua storia d’amore come se stessi recitando in un film, terrorizzato che qualcuno urli “Cut!” e tutti si rendano conto che la tua performance fa schifo.

Non È Una Diagnosi, Ma È Dannatamente Reale

Facciamo chiarezza: non troverai “sindrome dell’impostore in amore” nel DSM-5-TR, il manuale diagnostico dei disturbi mentali pubblicato dall’American Psychiatric Association nel 2022. Non è una diagnosi clinica ufficiale. Ma questo non significa che non sia un fenomeno reale e riconosciuto.

Sakulku e Alexander, in una review del 2011 pubblicata sull’International Journal of Behavioral Science, hanno documentato come l’impostor phenomenon sia un pattern psicologico verificabile che coinvolge autostima, perfezionismo e paura del giudizio. E diversi psicoterapeuti che lavorano con le coppie hanno osservato esattamente questa dinamica nei loro pazienti: persone che non riescono a godere dell’amore che ricevono perché sono convinte di non meritarlo.

I Segnali Che Stai Vivendo la Tua Relazione Come un Impostore

Allora, come fai a capire se quello che provi è semplice insicurezza occasionale o qualcosa di più profondo? Ecco i campanelli d’allarme che gli esperti hanno identificato.

Il Divario Percepito È Enorme

Guardi il tuo partner e pensi che sia fuori dalla tua portata. Non in senso romantico, tipo “wow, sono fortunato”, ma proprio con shock genuino. Ti chiedi costantemente cosa ci faccia con te, come se ci fosse stata una svista cosmica nell’algoritmo dell’amore. Questa sensazione non passa mai, nemmeno dopo anni di relazione. Anzi, più il partner ti dice quanto ti ama, più la cosa ti sembra assurda e impossibile.

Secondo gli studi sugli stili di attaccamento condotti da Mikulincer e Shaver e pubblicati nel loro libro Attachment in Adulthood del 2007, le persone con attaccamento insicuro tendono a dubitare costantemente del proprio valore e della sincerità dell’affetto del partner. Non è paranoia, è uno schema appreso che ti dice “non sei abbastanza”.

Vivi nel Terrore dello Smascheramento

Eccola, la paura principe: che il tuo partner scopra “chi sei veramente”. Ma cosa significa questo, in pratica? Che hai paura che veda le tue fragilità, i tuoi difetti, le tue insicurezze, le volte in cui non sei perfetto. Il problema è che questa paura è così intensa che finisci per creare proprio quella facciata che temi di dover mantenere.

È un circolo vizioso perfetto documentato da Clark e Beck nel loro manuale Cognitive Therapy of Anxiety Disorders del 2010: temi di essere scoperto come “falso”, quindi ti comporti in modo inautentico per nascondere te stesso, e questo ti fa sentire ancora più un impostore. La profezia che si autoavvera, versione relazionale.

Ogni Complimento È una Bugia (Secondo Te)

Il tuo partner ti dice “sei bellissimo” e tu pensi immediatamente “dice così perché è gentile”. Ti dice “ti amo” e tu traduci mentalmente in “ti ama perché non sa ancora abbastanza di te”. Ogni dimostrazione d’affetto viene filtrata attraverso questa lente distorta che ti impedisce di accettarla come vera.

Questo meccanismo di attribuzione esterna è uno dei tratti centrali dell’impostor phenomenon anche in ambito lavorativo, come documentato da Clance nel suo libro del 1985 The Impostor Phenomenon. Vergauwe e colleghi hanno mostrato in uno studio del 2015 su Journal of Personality che questa tendenza è fortemente legata a bassa autostima cronica. Tradotto: se non credi di valere, non crederai mai che qualcuno possa amarti davvero.

Sei il Partner Perfetto (E Questo È un Problema)

Sei sempre disponibile, sempre comprensivo, sempre pronto a mettere i bisogni del partner prima dei tuoi. Sembra romantico, vero? Peccato che non lo fai per amore, ma per terrore. Hai paura che se mostri un bisogno, se esprimi un disaccordo, se dici di no anche solo una volta, il tuo partner si renda conto che “può fare di meglio” e ti lasci.

Questo pattern di people-pleasing cronico ha conseguenze ben documentate. Impett, Gordon e Strachman hanno pubblicato nel 2008 su Journal of Personality and Social Psychology uno studio che mostra come la soppressione sistematica dei propri bisogni nelle relazioni sia associata a minore soddisfazione di coppia e maggior risentimento nel tempo. Stai sabotando la relazione proprio mentre pensi di salvarla.

L’Abbandono È Questione di “Quando”, Non di “Se”

Non ti chiedi se il tuo partner ti lascerà, ma quando. Vivi in uno stato di ipervigilanza costante, analizzando ogni messaggio, ogni tono di voce, ogni sguardo alla ricerca di indizi che confermino la tua paura. Un messaggio arrivato in ritardo? Ecco, sta pensando a come lasciarti. Un tono più freddo del solito? Ha capito chi sei veramente.

Gli studi di Mikulincer e Shaver del 2007, insieme alla ricerca di Shaver e Mikulincer pubblicata nel 2002 su Attachment and Human Development, mostrano che l’attaccamento ansioso è caratterizzato proprio da questa ipervigilanza verso segnali di rifiuto e dall’interpretazione catastrofica di comportamenti ambigui del partner.

Da Dove Viene Questa Roba?

Okay, ora che hai capito cosa sia, ti starai chiedendo: ma perché cavolo mi succede? La risposta, come sempre in psicologia, è “dipende”. Non c’è una causa unica, ma una serie di fattori che possono contribuire.

Ti sei mai sentito un impostore in amore?
Sempre
Qualche volta
Solo all'inizio
Mai davvero
Dipende dal partner

La Tua Storia con Mamma e Papà (Sì, Ancora Loro)

Se sei cresciuto in una famiglia dove l’affetto era condizionato alle prestazioni, dove ti sentivi amato solo quando prendevi bei voti o ti comportavi bene, è probabile che tu abbia interiorizzato un messaggio tossico: l’amore va guadagnato e può essere ritirato in qualsiasi momento.

John Bowlby, che negli anni ’60 ha praticamente fondato la teoria dell’attaccamento con il suo Attachment and Loss, ha dimostrato che le prime esperienze con i caregiver creano modelli mentali su come funzionano le relazioni e su quanto siamo degni di essere amati. Riggs e Kaminski hanno pubblicato nel 2010 su Child Abuse and Neglect uno studio che mostra come traumi infantili, rifiuto e critica cronica siano associati in età adulta a stili relazionali insicuri e paura dell’abbandono.

Il Perfezionismo Che Ti Uccide

Se hai tendenze perfezioniste, sei particolarmente a rischio. Il perfezionista vede solo i propri difetti e applica standard impossibili anche all’amore. L’emozione chiave qui è la vergogna: non la colpa per qualcosa che hai fatto, ma la sensazione di essere fondamentalmente sbagliato come persona.

Brené Brown, ricercatrice che ha dedicato la carriera allo studio della vergogna e della vulnerabilità, ha mostrato nel suo studio del 2006 pubblicato su Families in Society e nel suo libro Daring Greatly del 2012 come la vergogna cronica sia legata alla convinzione di non essere degni di amore e appartenenza. Chi vive con alti livelli di vergogna tende a nascondersi nelle relazioni, creando proprio quella distanza emotiva che caratterizza la sindrome dell’impostore in amore.

Le Cicatrici delle Relazioni Passate

Tradimenti, abbandoni improvvisi, relazioni tossiche: tutte queste esperienze lasciano segni. Monroe e colleghi hanno pubblicato nel 1999 su Psychological Bulletin una ricerca che mostra come eventi traumatici relazionali siano associati a maggiori livelli di ansia nelle relazioni successive. È come se il tuo cervello avesse imparato che l’amore è pericoloso e ora ti protegge non permettendoti di fidarti completamente.

Le Conseguenze (Spoiler: Non Sono Belle)

Vivere la tua relazione come un impostore non è solo psicologicamente devastante per te. Ha conseguenze concrete sulla relazione stessa. La tua paura che la relazione finisca può effettivamente farla finire. Merton ha coniato nel 1948 su Antioch Review il termine “profezia che si autoavvera” per descrivere esattamente questo meccanismo. Murray, Holmes e Griffin hanno mostrato nel 2000 su Journal of Personality and Social Psychology che la paura del rifiuto porta a comportamenti di controllo, gelosia o eccessiva compiacenza che, nel tempo, logorano anche il partner più paziente.

L’intimità autentica richiede vulnerabilità. Ma se sei costantemente in modalità “impostore”, non puoi abbassare le difese. Laurenceau, Barrett e Pietromonaco hanno pubblicato nel 1998 su Journal of Personality and Social Psychology uno studio che mostra come chi teme di non essere degno di amore tenda a limitare l’auto-rivelazione emotiva, riducendo la profondità dell’intimità e la soddisfazione relazionale.

Mantenere una facciata costante è estenuante. Whisman ha documentato nel 2007 su Journal of Abnormal Psychology come l’ansia relazionale sia correlata a sintomi depressivi e minore soddisfazione di vita. Sakulku e Alexander nel loro studio del 2011 hanno collegato l’impostor phenomenon a maggior ansia, depressione e distress psicologico generale.

Come Iniziare a Uscirne (Senza Diventare Improvvisamente Perfetti)

La buona notizia è che questo schema si può cambiare. Non dall’oggi al domani, ma con pazienza e lavoro su te stesso. La prossima volta che il tuo partner ti fa un complimento e tu pensi “non sa di cosa parla”, fermati e prendine nota. Tenere un diario dei pensieri automatici è una tecnica base della terapia cognitivo-comportamentale, come descritto da Beck nel suo Cognitive Therapy of Depression del 2011. Identificare i pattern è il primo passo per modificarli.

Non devi rivelare improvvisamente tutte le tue paure più profonde. Inizia con piccoli atti di autenticità: esprimi un bisogno, ammetti un errore, condividi un’insicurezza minore. Reis e Shaver hanno mostrato nel 1988 nel Handbook of Personal Relationships che la progressiva auto-rivelazione, accompagnata da risposte empatiche del partner, aumenta il senso di sicurezza nella relazione.

Quando il tuo partner ti dice che ti ama, prova a considerare l’ipotesi più semplice: forse è vero. Abramson, Seligman e Teasdale hanno documentato nel 1978 su Journal of Abnormal Psychology come la ristrutturazione delle attribuzioni, passando da spiegazioni esterne a riconoscimento del proprio valore, sia centrale per modificare schemi depressivi e bassa autostima.

Se questo pattern è profondo e sta danneggiando la tua vita affettiva, la psicoterapia può fare la differenza. Hofmann e colleghi hanno pubblicato nel 2012 su Cognitive Therapy and Research una meta-analisi che dimostra l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale nel modificare pensieri automatici negativi e schemi di autosvalutazione. Per le dinamiche di coppia legate all’attaccamento insicuro, Johnson e colleghi hanno mostrato nel 1999 su Journal of Consulting and Clinical Psychology l’efficacia della Emotionally Focused Therapy nel migliorare la sicurezza emotiva nelle relazioni.

La Verità Scomoda che Devi Sentire

Ecco la cosa che nessuno ti dice ma che devi sapere: meriti di essere amato per quello che sei, difetti compresi. Non per una versione perfetta e filtrata di te, ma per la tua umanità completa e imperfetta. Neff ha documentato nel 2003 su Self and Identity come l’autocompassione, cioè trattare se stessi con la stessa gentilezza che si avrebbe verso un amico, aiuti a ridurre vergogna e paura del rifiuto, facilitando relazioni più autentiche.

La sindrome dell’impostore nelle relazioni è, in fondo, una strategia di protezione che probabilmente ti è servita in passato. Ma oggi è diventata una gabbia. Mikulincer e Shaver nel 2007, insieme a Johnson nel 2008 con Hold Me Tight, hanno mostrato che gli schemi relazionali insicuri possono essere modificati e che è possibile costruire relazioni più sicure e soddisfacenti anche partendo da storie difficili.

Smettere di essere un impostore nella tua relazione significa permetterti di essere visto davvero. E sì, fa una paura del diavolo. Ma è anche l’unico modo per scoprire che forse, solo forse, sei amabile esattamente per quello che sei. Non nonostante i tuoi difetti, ma anche grazie a loro, perché rendono te quello che sei: umano, vero, imperfetto. E degno d’amore.

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