Viaggio in Paradiso

Viaggio in Paradiso (Get the Gringo) di Adrian Grunberg ha Mel Gibson come protagonista assoluto.

Viaggio in Paradiso

Due uomini sono in fuga a folle velocità costeggiando il muro che delimita il confine tra Stati Uniti e Messico. Uno è sul sedile posteriore dell’auto con un’emorragia interna che gli causa colpi di tosse con abbondante emissione di sangue. In auto con loro anche grossi borsoni pieni di banconote appena rubate. Due corrotti agenti della polizia messicana riescono ad arrestarli e a nascondere l’abbondante quantità di denaro. Il fuggitivo ferito rimane ucciso mentre l’altro (Gibson) viene condotto nella specialissima prigione di Tijuana. Più che un carcere, è una “favela”. Baracche, droga, fumo, alcol, armi e molto di più. Un condensato di tutto quello che può essere ricondotto alla delinquenza. Un film vietato ai minori di 14 anni a causa delle numerose scene di cruda violenza con sequenze molto pulp. Una trasposizione cinematografica che parrebbe quasi riepilogare gli stravizi della vita privata dello stesso Gibson. Tutto è strampalatamente esagerato in quel campo profughi detentivo in cui anche la polizia fatica ad entrare. Un microuniverso delinquenziale racchiuso da alte mura e governato da una potente mafia il cui leader, bisognoso di un trapianto di fegato, si è pure fatto costruire una privata sala operatoria. L’unico potenziale donatore fino ad ora riscontrato come “compatibile” è un giovane ragazzino il quale, aiutato da Gibson, cercherà di sfuggire al destino riservatogli. Azione e violenza vengono generosamente propinate allo spettatore con modalità quasi fumettistiche, esasperando dettagli cruenti a scapito di una, del tutto assente, introspezione drammaturgica.

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