Venere in pelliccia (Venus in fur) è diretto da Roman Polanski e interpretato da Emmanuelle Seigner insieme a Mathieu Amalric. Non pago dell’esperimento attuato con Carnage, Polanski ha ripetuto il medesimo standard portando nuovamente al cinema un film girato alla stessa stregua di uno spettacolo teatrale. Non a caso l’intero svolgere dell’azione (in questo caso il termine “azione” non è propriamente adeguato) è ambientato dentro ad un teatro. A differenza di Carnage, ora i protagonisti sono solo due. In una piovosa serata parigina, la sensuale attrice Wanda entra in un vecchio teatro per partecipare alle audizioni di uno spettacolo il cui testo è stato adattato prendendo spunto dal romanzo erotico Venere in pelliccia di Leopold von Sacher-Masoch. In realtà il grande ritardo di Wanda ha ottenuto, come risultato, quello di trovare ad attenderla una sola persona: Thomas (ovvero l’autore del copione teatrale). Per l’intera durata del film, la vicenda si snoda all’interno di quelle mura e senza intervento di altri attori all’infuori dei due protagonisti. Lei insiste nel tentare ugualmente di esibirsi in quello che dovrebbe essere un semplice provino e lui si presta a farle da spalla. In un intricato gioco intellettuale i due si scambiano reciprocamente i ruoli diventando a turno dominata e dominante, sedotto e seduttrice, schiava e padrone. Il sottile gioco psicologico si complica ulteriormente allorquando il copione teatrale recitato si mischia e confonde col dialogo interpersonale. La recita nella recita. Il teatro nel film. Il film nel film. Una commistione continua tra schemi preordinati e poi scardinati. La costruzione e la destrutturazione. Un costante rimando al continuo sottile ma spiazzante rimescolamento delle carte in tavola. Un film difficile da giudicare perchè fuori da ogni schema preordinato; talmente autoriale ed intellettuale da riuscire ad appassionare solo pochi eletti. Indigesto per la maggior parte degli spettatori.
Voto: 5