I classici degli anni ’70: Papillon

Papillon (1973) di Franklin J. Schaffner
Papillon (1973) di Franklin J. Schaffner è un film che racconta un classico susseguirsi di azioni avventurose, epiche ed eroiche miste a sentimenti di amicizia nella condivisione di situazioni drammatiche. Anche l’ambientazione è decisamente esotica ed affascinante. E’ tratto dall’omonimo romanzo (fantasiosamente autobiografico) di Henri Charrière. Il protagonista (interpretato da Steve McQueen) è soprannominato Papillon per il tatuaggio a forma di farfalla che gli orna il petto. Accusato ingiustamente di omicidio, viene condannato alla reclusione nella inaccessibile – e realmente esistita – colonia penale della Guyana Francese situata nella cosiddetta Isola del diavolo. Siamo nei primi decenni del 1900. In carcere conoscerà anche il faccendiere Louis Degas (Dustin Hoffman) col quale arriverà ad instaurare un rapporto di amicizia. In una sontuosa, anzi pomposa, epopea pseudo-omerica si assiste a plurimi tentativi di evasione dal fatidico carcere. Dopo incontri improbabili, variegati e più epici di quelli dell’Ulisse omerico, il protagonista Papillon verrà ricatturato e riportato in prigione. Il tema di fondo è l’irriducibile anelito di libertà del protagonista che non verrà scalfito nemmeno dalle più truci difficoltà. Emblematico è il suo sogno/incubo in cui un tribunale lo accusa di un crimine capitale: avere sciupato la sua vita. Da qui in poi, Papillon farà di tutto per non arrendersi al torvo destino e cercherà di superare ogni sfida con uno spirito perennemente indomito. Nel 2017 il regista Michael Noer diresse un remake di questo film che uscì in Italia solo nel 2018. I nuovi interpreti furono Charlie Hunnam, nel ruolo che fu di Steve McQueen, e Rami Malek in quello di Dustin Hoffman (ovvero l’amico Louis Degas). Il Papillon di Franklin J. Schaffner ottenne un clamoroso successo nel 1973 mentre il suo recente rifacimento passò quasi in sordina incassando nelle sale italiane la modesta somma, per un film del genere, di 800.000 euro. Ogni volta che si rimette mano ad un kolossal del passato per realizzarne una versione più attualizzata si corre sempre un grosso rischio, specialmente se non si raggruppa un cast di enorme spessore carismatico che possa confrontarsi al pari del precedente. In questo caso, il confronto è stato impietoso.

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