OBLIVION: la recensione

Oblivion

Oblivion è solo un altro film di quel genere che un tempo si usava etichettare come fantascienza ma che ora pare sia necessario chiamarlo all’inglese: sci-fi. Sono passati sessant’anni dal 2017 ovvero da quando la Terra venne invasa da alieni feroci. L’umanità si era battuta con coraggio annientando il nemico ma lasciandosi alle spalle un habitat ormai del tutto incapace di ospitare gli esseri viventi. Obbligata ad abbandonare il caro vecchio pianeta Terra, l’umanità è ora migrata su Titano. Jack Harper (Tom Cruise) e Victoria (Andrea Riseborough) sono rimasti nei paraggi per sorvegliare e manutentare le macchine che stanno raccogliendo l’acqua e gli altri elementi necessari alla sopravvivenza dell’umanità già evacuata. Come di consueto – per questo genere di operazioni – il novanta per cento del film è realizzato in CGI ed è quindi più appropriato avvicinarlo ad un prodotto video-ludico piuttosto che ad un’opera cinematografica. Guardare Oblivion seduti sulla comoda poltrona di un cinema elargisce la medesima sensazione che ci aspetteremmo di provare in casa nostra giocando alla playstation con un joystick in mano. La narrazione arranca a fatica perchè la storia di base è davvero poca cosa. Il mascellone volitivo del cinquantenne Tom Cruise tenta di riempire lo schermo con il suo carisma ma quando il materiale a disposizione è povero… c’è ben poco da fare per migliorare la situazione. Il regista è Joseph Kosinski e tra gli interpreti di contorno troviamo anche Morgan Freeman, Olga Kurylenko e Melissa Leo.

Voto: 5

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