Nostalgia di Mario Martone con Pierfrancesco Favino e Tommaso Ragno. La nostalgia, per Mario Martone, porta con sè il desiderio di tornare nella terra delle proprie origini per (ri)cercare i segnali di un tempo che fu. In realtà, ancor più che Martone, il vero deus-ex-machina di codesta interpretazione sentimentale è Ermanno Rea ovvero l’autore del libro da cui è stato tratto il film. Felice (Favino) ritorna al rione Sanità di Napoli dopo avere vissuto per quattro decenni all’estero. Una lontananza tanto lunga da avere cambiato radicalmente “il reduce” che ormai fatica anche a parlare correttamente la lingua italiana e non si riconosce più nella religione cattolica. Ma allora cos’è stato a spingerlo in questo ritorno a casa? Inutile dirlo: semplicemente la Nostalgia. Felice passeggia per le vie di quel rione in cui visse gli anni della gioventù e ripercorre i ricordi di un’infanzia non priva di malefatte a seguito delle quali scelse di trasferirsi lontano. In quelle viuzze strette ma animate sente ancora aria familiare anche se adesso è un uomo diverso e finalmente realizzato. Nei caratteristici luoghi della Napoli forse più autentica e profonda, Felice si lascia trasportare da sentimenti molto contrastanti. Una tenerezza senza pari lo spinge a prendersi cura della anziana madre mentre, al contrario, la durezza cinica e spietata di Oreste (Tommaso Ragno), suo amico di infanzia, lo colpisce forte allo stomaco. Sarà proprio Oreste, divenuto nel frattempo un boss della malavita, a stravolgere la permanenza di Felice a Napoli. E, infatti, il vero protagonista assoluto del film non è un’attore o l’altro bensì un luogo, un quartiere, una città. Il rione Sanità di Napoli è al centro di tutto, con i suoi abitanti, i suoi parrocchiani, i suoi delinquenti, la sua accoglienza, l’amore, la criminalità, la vita. Tutto questo, così intensamente e strettamente interconnesso, accoglie Felice il quale rimane intrappolato come un insetto nella ragnatela. Diviene, in questo modo, davvero difficile per lui il ritorno nel paese da cui era partito. Senza nessuna mezza misura, Napoli cattura il figliol prodigo con le sue imperscrutabili spire da serpente, tra tinte delicate e tinte forti. Nostalgia compendia tutto questo, senza sconti nè fronzoli.