Lone Survivor

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Lone Survivor è basato su fatti realmente accaduti. La missione “Red Wings” del 2005 condusse un manipolo di Navy Seals americani verso una tragica sorte sulle alture di un Afghanistan da sempre sotto assedio di questo o quell’esercito. Il regista Peter Berg cerca di omaggiare i soldati statunitensi impegnati duramente nel conflitto afgano ma non riesce a percorrere la via migliore. Il film tende continuamente a virare verso una deriva propagandistica più simile ad Act of Valor che non all’impareggiabile American Sniper. La tecnica visiva utilizzata per raccontare la vicenda è fredda e cruda. Non ci sono le suggestioni sonore di Salvate il soldato Ryan bensì le sparatorie esplosive di Black Hawk Down. L’incedere della narrazione è lineare e scevro da importanti colpi di scena. L’eccessivo sforzo compiuto per incensare le azioni eroiche dei Seals conduce ad un risultato contraddittorio. Mentre in America poteva stuzzicare le coscienze ed amplificare lo spirito patriottico, nel resto del mondo non poteva che sortire un effetto più distorto. Il finale che scorre su un tappeto sonoro d’eccezione (una struggente versione di “Heroes”) scade sul retorico strappalacrime. Manteniamo il massimo rispetto per i deceduti di entrambe le fazioni in quel conflitto, ma preferiamo che vengano ricordate le loro battaglie con il tatto di Clint Eastwood o con la mano sicura di Kathryn Bigelow. Tra i protagonisti: Mark Wahlberg, Eric Bana, Emile Hirsch e Ben Foster.

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