Locke diretto da Steven Knight è la storia in tempo reale del viaggio in auto di Ivan Locke verso Londra una sera, non proprio come le altre, dopo essere smontato dal turno di lavoro. Di preciso dove sta andando? E perchè? A casa è atteso dalla moglie e dai due figli ma lui non sta recandosi da loro. Il mattino seguente lo aspetta il compito di dirigere una imponente colata di calcestruzzo per costruire le fondamenta di un palazzo alto 55 piani ma lui non potrà essere presente perchè ha un altro impegno. Un apprezzatissimo Capo Cantiere, un uomo stimato dai colleghi di lavoro, un padre amato dai figli, un marito integerrimo sposato serenamente da quindici anni con una dolcissima moglie ma che in una sola sera rischia di perdere il posto di lavoro, la famiglia e la casa. Ma non ne conosciamo il motivo. Il fantastico Tom Hardy è l’unico costante protagonista della vicenda che si snoda per 90 minuti senza mai staccare le inquadrature dall’auto in viaggio verso Londra. Locke dovrà dipanare in soli 90 minuti una serie infinita di problemi sia lavorativi che familiari. Il tutto mentre sta guidando di notte verso Londra e col telefono vivavoce debitamente collegato via bluetooth con la consolle della sua potente BMW. Sappiamo che l’intero film non mostra altro se non un uomo al volante della sua auto per un’ora e mezza ma sorprenderà piacevolmente scoprire che il coinvolgimento dello spettatore viene costantemente intensificato man mano che lo sviluppo del racconto prende forma. Un film che emoziona, cattura e stupisce. Una storia originalissima ma plausibile e ben raccontata.
Voto: 7½ (da vedere)