L’intrepido di Gianni Amelio con Antonio Albanese nel ruolo di Antonio; un quarantottenne buono come il Pane (scritto con la P maiuscola in quanto “Pane” è anche il suo cognome). Divorziato e disoccupato, il tenero Antonio non si demoralizza e si inventa un’occupazione tutta sua: quella di rimpiazzo. Capace di sostituire momentanee assenze di operai addetti alle più svariate occupazioni, accetta di lavorare anche gratis pur di potersi alzare al mattino ed avere un motivo valido per “farsi la barba” tutti i giorni ed uscire di casa. L’incontro di Antonio con la giovane Lucia, durante un concorso pubblico, ci ricorda che il film, costruito ad hoc sulle corde drammatiche di Albanese, è impegnato a denunciare l’attuale stato sociale, ricordandoci che (in mancanza) di lavoro si può anche morire. Presentato, in concorso, all’appena conclusa Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è realizzato con modalità espressamente indirizzata ad una platea festivaliera, ma è più difficilmente digeribile dal grande pubblico “comune”.
Voto: 6-