L'arte di vincere – Moneyball

Jonah Hill

L’arte di vincere (Moneyball) di Bennett Miller ha raccolto ben sei candidature all’Oscar nelle categorie più prestigiose quali: miglior film, miglior attore protagonista (Brad Pitt), miglior attore non protagonista (Jonah Hill), miglior sceneggiatura (Steven Zaillian e Aaron Sorkin), miglior montaggio e miglior missaggio sonoro. Oltre ai già citati Brad Pitt e Jonah Hill, troviamo anche i mostri sacri Philip Seymour Hoffman e Robin Wright insieme a Chris Pratt. La storia (vera) di Billy Beane è stata sceneggiata anche da quell’Aaron Sorkin già pluripremiato per il geniale The Social Network e questo è di per sè una garanzia. Si tratta di un film da vedere assolutamente. Beane, General Manager degli Oakland Athletics (squadra di Baseball della Major League americana), è una leggenda vivente perchè ha rivoluzionato il modo di allestire un team di successo ed anche di allenarlo. Tutte le vecchie e consolidate teorie su cui ogni buon dirigente sportivo si è basato negli ultimi decenni per scegliere i giocatori sono state rivoltate come calzini. Facendo di necessità virtù, il protagonista (che è tutt’ora in piena attività) scommise sulla possibilità di assemblare una squadra vincente pur non potendo permettersi di spendere le stesse cifre impressionanti a disposizione degli agguerriti team concorrenti. Le frenetiche dinamiche del mercato nel Baseball professionistico americano non sembrano troppo differenti da quelle, per esempio, del nostro Calcio di Serie A. Orchestrare tagli, cessioni e acquisti di giocatori con lucida freddezza e ordinato calcolo statistico tenendo conto di fredde medie matematiche; allenare curando solo i classici fondamentali senza badare ad esasperati tatticismi. Queste sono le teorie seguite da Billy Beane per allestire la squadra e prepararla ad affrontare il campionato. Senza badare a pregiudizi di sorta sui singoli giocatori nè ai pareri dei suoi esperti (old-style) scopritori di talenti, il dirompente General Manager compra giocatori che, pur scartati dalle grandi squadre, sono ancora dotati di un interessante potenziale. Dopo avere speso meno di un decimo di quanto fatto dai suoi concorrenti, vince una partita dietro l’altra. Batte vecchi pregiudizi e arriva in testa alla classifica. Tutto questo viene raccontato in due ore di vibrante e accattivante narrazione. Anche chi conosce a mala pena questo sport, purtroppo così poco praticato nel nostro paese, non può non sentirsi coinvolto nelle vicende di un uomo che andò controcorrente e scardinò teoria e pratica di un’attività che sembrava perfetta già così com’era. Se il film più importante sullo sport del 2011 fu The Fighter, allora L’arte di vincere – Moneyball ne è il più che degno erede del 2012. Consigliatissimo.

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