Paolo Sorrentino ha diretto La Grande Bellezza che, dopo avere già vinto il prestigioso Golden Globe, spera anche nella consacrazione all’Oscar che verrà assegnato il prossimo 2 marzo. Jep Gambardella (Toni Servillo) è un giornalista-scrttore che ha realizzato il sogno di diventare il Re della mondanitá in una Roma notturna, viziosa e godereccia. Per lui il mattino è un oscuro oggetto sconosciuto. Con La Grande Bellezza Sorrentino si crogiola in un piacere tutto narcisistico: quello della ricerca esasperata di originali quadri scenici. Una continua elaborazione alla caccia del rapporto perfetto tra luci e penombre; tra le rigide forme architettoniche e le morbide rotonditá dei sensuali corpi nudi femminili. Una lunga serie di suggestioni visive dal notevole potere ipnotico. Un coacervo di metafore e allegorie dall’intensa profondità metafisica. La prorompente arte visiva spinta oltre ogni eccesso grazie ad un ossessivo studio su ogni singola inquadratura. La manifesta predilezione per la ricerca della perfezione visiva sortisce, però, a lungo andare l’effetto opposto; oltrepassa la sottile linea rossa del confine tra meticolosità e stucchevolezza. Il pregio artistico arriva a trasformarsi nel difetto che gli fa da contrappunto: un eccesso che rischia di sconfinare nella ridondanza. Il film inizia ad ipnotizzarti con immagini incantevoli per poi accompagnarti, pian piano, tra le braccia di morfeo grazie ad un andamento che tende al soporifero. Anche ciò che affascina può condurre al fastidio se si arrotola su se stesso senza mantenere vivo il curioso spirito dello spettatore. La Grande Bellezza alla fine dei conti sconfina in una grande noia (ma d’autore). Nel cast, oltre al protagonista Toni Servillo, sono presenti anche Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Roberto Herlitzka e Serena Grandi.
P.S.
Il film finì per vincere anche l’Oscar come miglior film in lingua straniera.
Voto: 6+