Il discorso del Re (The King’s Speech) di Tom Hooper con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter e Guy Pearce. Cosa pesa di più in un film? La fotografia? La recitazione? La sceneggiatura o la capacità di suscitare emozioni? Probabilmente un po’ tutte queste cose o nessuna. La visione di questo film lascia soddisfatti ed emozionati; la migliore risposta a tutte queste domande. La storia narrata è realmente accaduta. Il Re Giorgio V muore nel 1936 lasciando il Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Irlanda e tutto il resto del Commonwealth nelle mani del figlio Edoardo VIII il quale abdica a favore del fratello Giorgio VI. Quest’ultimo è affetto da una grave forma di balbuzie; pesante handicap per un Re. Colin Firth è perfetto nella parte di Giorgio VI così come Geoffrey Rush lo è altrettanto per la parte del logopedista sui-generis che lo accetta come paziente. Nel 1939 l’Inghilterra entra in guerra con la Germania di Hitler e il Re deve pronunciare un discorso a mezzo mondo in diretta via radio. Una grande responsabilità, visto che dal tenore e dalla forza di questo eloquio dipende il morale di tutta la popolazione e dell’esercito del Regno. Il Re balbuziente non può certo titubare nè esitare ma deve, invece, infondere fiducia e forza. Il film vinse l’Oscar 2011, i BAFTA Awards e innumerevoli altri importanti riconoscimenti. Tutti gli onori sono meritatissimi. Oltre ai due protagonisti maschili, una particolare menzione va riconosciuta anche alla prova di Helena Bonham Carter (moglie del Re) che ci regala una recitazione misurata ed elegante. Sembra un film d’altri tempi. Senza effetti speciali. Solo una curata messinscena, attori espressivi, dialoghi calibrati, regia lineare, scenografia di fascino. Il rapporto fra il Re e il terapista matura ed evolve insieme col trascorrere del film in un crescendo di tensione emotiva che cattura mille emozioni. Un film da non perdere.
Voto: 8