Il caso Kerenes (titolo originale: Pozitia Copilului – titolo della versione inglese: Child’s Pose) di Călin Peter Netzer è il melodramma vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino 2013 ed è stato anche il candidato rumeno per la corsa agli Oscar nella categoria dedicata ai film in lingua non inglese. Al posto dei classici stacchi di inquadratura, il regista rumeno ha preferito fare abbondante uso della camera a mano, dirigendola di volta in volta da un personaggio all’altro, connotando ossessivamente l’intero film in chiave autoriale. Un espediente molto apprezzato dalla critica, specialmente dalla giuria della Berlinale. L’evidente paradosso che ne consegue sortisce un effetto distopico. Da un lato ci viene mostrata una vicenda del tutto plausibile anche nella realtà, ma dal lato tecnico la modalità di ripresa con continui atroci movimenti dell’obiettivo da destra a sinistra e dall’alto in basso (come se fossero riprese amatoriali), vuole ricordarci che ciò che vediamo è solo finzione filmica. Cornelia Kerenes (Luminita Gheorghiu) è una borghese sessantenne perennemente al centro della vicenda. Una madre a cui piace governare a 360 gradi anche la vita del trentenne figlio, nonostante lui viva da tempo lontano da lei. Non appena Cornelia viene informata che il figlio Barbu ha provocato un incidente stradale, corre al distretto di Polizia, intervenendo in sua difesa, con fare autoritario e al limite dell’invadenza. Una donna che travolge e macina in questo modo la dignità del figlio, il quale rimane impietrito e bloccato davanti a tale preponderanza psicologica. Apparentemente succube della madre, Barbu mostrerà tutto il suo desiderio di libertà dalle ingerenze materne con evidente disappunto di Cornelia. Amore materno o possessività? Desiderio e impulso di protezione materna o eccesso di ingerenza nella vita dei figli? Un tema attualissimo per la società contemporanea in cui i ruoli parentali paiono essere ricombinati rispetto al passato.
Voto: 6