Houdini – l’ultimo mago (titolo originale: Death Defying Acts) di Gillian Armstrong con Guy Pearce e Catherine Zeta-Jones.
Vita, amore e morte di Henry Houdini. La storia e il romanzo si fondono in un mix di piacevole poesia. Catherine Zeta-Jones è Mary McGarvie, una zingara sensitiva/truffatrice che vive in simbiosi con sua figlia (interpretata da Saoirse Ronan). Le due donne collaborano con grande intesa anche su quello che possiamo indebitamente chiamare il loro lavoro. Apprendono che il famoso Houdini arriverà presto ad Edimburgo e meditano di truffarlo. Dopo il loro incontro accade, però, l’imprevedibile: la zingara e Houdini si innamorano perdutamente e così tutto cambia. Ottimamente fotografato, il film mostra il lato affettivo della vita del famoso fantasista-illusionista nella Edimburgo di quasi un secolo fa. Il punto di vista è palese; il tocco registico, non ci sono dubbi, è quello di una mano femminile. Lo si evince dal modo in cui vengono proposte e rappresentate le due donne protagoniste e dalla fine sensibilità con cui viene trattata l’intera vicenda. La regista australiana ha completato un buon lavoro dirigendo il film con una cura scrupolosa di tutti i dettagli. Il risultato è affascinante, ricercato, ma non pomposo. La fotografia accurata fa un preciso uso dei contrasti. Di grande impatto le sequenze in interni con le contrapposizioni cromatiche tra il buio dei teatri e la luce della gabbia piena d’acqua (mitico simbolo per eccellenza delle gesta di Houdini) al centro del palcoscenico. Va riconosciuto a Gillian Armstrong il merito di avere raccontato la vita di Henry Houdini, già conosciuta da tutti, con un taglio inedito dando la priorità all’aspetto sentimentale.
Voto: 6½