Frankenweenie – La recensione

Frankenweenie

Tanto tuonò che piovve. Alla fine Tim Burton ce l’ha fatta; la Disney, all’inizio molto riluttante, si è convinta ed ha prodotto una speciale rivisitazione della più classica tra le Dark Novel. E’ nato così Frankenweenie di Tim Burton tratto da una vecchia idea dello stesso regista.

La famiglia Frankenstein abita nella ridente (mica tanto) cittadina di New Holland nella cui scuola elementare lavora un curioso insegnante di scienze. Il giovane Victor Frankenstein è un bambino solitario amante della scienza e, proprio dopo la morte dell’amatissimo cagnolino Sparky, assiste ad una lezione in cui si dimostra che i muscoli di un essere non più in vita sono ancora sensibili alle scosse elettriche. Victor decide allora di recuperare il corpo di Sparky per tentare di ridargli la vita perduta. Grazie a questa operazione tipicamente Burtoniana, un film in stop motion ed in bianco e nero artisticamente ineccepibile, ripercorriamo le atmosfere già raccontate in mille modi ma attraverso occhi del tutto nuovi. Molte sono le citazioni ai precedenti “padri”; non ultimi alcuni divertenti rimandi al classico Frankenstein Jr di Mel Brooks. Una tecnica tipicamente dedicata ai più piccoli, è utilizzata da Burton per una storia indicata maggiormente ai più grandi. Non è certo la prima volta che Tim Burton sceglie questo particolare mix. Anche in questo caso possiamo affermare: “esperimento perfettamente riuscito”.

Voto: 7-

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