Drive di Nicolas Winding Refn con Ryan Gosling, Carey Mulligan, Ron Perlman, Bryan Cranston e Albert Brooks. Ryan Gosling non brilla certo in espressività ma questa volta sembra non averne bisogno. Il pilota automobilistico non ha nemmeno un nome di battestimo; lo conosciamo solo come Driver. Non ci viene detto nulla sul suo passato. Driver è un esperto meccanico che arrotonda lo stipendio facendo lo stuntman di giorno e l’autista per i delinquenti in fuga di notte. Non parla molto ed agisce con fredda meticolosità. Il giubbotto è sempre lo stesso: un bomber bianco con un enorme scorpione sulla schiena. L’incontro con una sua vicina di casa sarà la chiave di volta del film. Irene deve avere cura da sola del piccolo Benicio perché il marito è rinchiuso in galera. L’incontro tra Driver e Irene sembra preludere ad una storia d’amore anche se scopriamo presto che le cose stanno diversamente. Standard (il marito di Irene) viene scarcerato e torna a casa. Durante il suo soggiorno in galera aveva contratto una sorta di debito con la malavita e Driver cercherà di aiutarlo a ripagare quanto dovuto. Il messaggio è: quando si ha a che fare con la malavita ci si deve aspettare di tutto perché è proprio di tutto che può succedere. Driver inizia a manifestare capacità sorprendenti. Si dimostra essere un lucido, scaltro, essenziale e vero duro capace di rispondere alla violenza dei mafiosi con altrettanta forza ed efficienza. Tratto da un romanzo di James Sallis, questo film ha vinto il premio per la miglior regia al Festival di Cannes 2011. In effetti le scelte del regista sono meticolose ed azzeccate. Basti pensare ad una scena su tutte: quella finale in cui il momento cruciale (di cui non raccontiamo l’esito!) viene descritto attraverso le ombre lunghe dei due contendenti in un silenzioso duello corpo a corpo. Nel racconto non vi è nulla che non sia già stato raccontato in altri film ma ciò non influisce negativamente sul tutto che rimane di notevole impatto. Winding Refn, regista di Bronson, ha confezionato un altro noir di tutto rispetto. A causa della crudezza senza pari di alcune scene, c’è da meravigliarsi che non si sia scelto di vietare il film ai minori di almeno 12 anni.
Voto: 7+