Diabolik – Ginko all’attacco! dei Manetti Bros (i fratelli Antonio e Marco Manetti). Con Valerio Mastandrea, Miriam Leone, Giacomo Gianniotti, Monica Bellucci, Alessio Lapice. Il primo Diabolik nacque nel periodo più drammatico per le sale cinema italiane che dovettero chiudere forzatamente a causa della pandemia da Covid. Inizialmente era previsto in uscita per l’anno 2020 ma dovette essere rimandato di dodici mesi. Il secondo capitolo Diabolik – Ginko all’attacco! è riuscito, invece, a rispettare gli impegni uscendo regolarmente nell’autunno 2022. La critica si è divisa in due opposte correnti di pensiero: chi ha apprezzato di più il primo film e chi ha preferito il secondo. A questo punto sospendiamo il giudizio in attesa del terzo, in uscita nel 2023. I primi due film della trilogia sono certamente diversi, e non solo per il cambio del protagonista. Dopo Luca Marinelli arriva Giacomo Gianniotti in una staffetta abbastanza indolore. Entrambi hanno donato al “Re del terrore” il medesimo carisma e sintomatico mistero (come avrebbe cantato Franco Battiato). Le differenze sono tutte racchiuse nella struttura delle storie narrate. Il primo film si era caratterizzato come introduttivo ad un personaggio vecchio di sessant’anni ma nuovo per chi ancora non l’avesse conosciuto. Il secondo è più strutturato e si concentra su un intreccio più maturo benchè (in parte) prevedibile. Le ricostruzioni delle città con ambientazioni anni sessanta/settanta sono sempre di gran fascino benchè siano sfuggiti alcuni dettagli cronologicamente fuori luogo, peraltro del tutto ininfluenti e perdonabili. Come già anticipato dal titolo, in Diabolik – Ginko all’attacco! c’è un incipit che volge tutto in favore dell’Ispettore di Clerville il quale non resta in sterile difesa ma progetta e attua un piano per catturare finalmente l’astuto avversario mascherato. Tutto sembra filare liscio fino a che non capita quacosa di inatteso complicando una situazione che si dipanerà tra svariati colpi di scena. Anche l’autore della canzone che incornicia la storia è cambiato ma rimane di medesimo impatto. Da Manuel Agnelli si passa a Diodato mentre la colonna sonora è sempre di Pivio e Aldo De Scalzi. Un film d’azione ma d’autore che merita senz’altro un’attenta visione. Quando autori italiani hanno l’ardire di lanciarsi in progetti diversi dagli standard a cui siamo abituati, e riescono a farlo bene, è sempre sorprendente ed apprezzabile. E i Manetti Bros sono bravi in questo.