Potere Assoluto (Absolute Power) di e con Clint Eastwood. Altri interpreti: Kimber e Alison Eastwood (figlie di Clint), Gene Hackman, Ed Harris e Laura Linney. Basato sull’omonimo libro di David Baldacci, il film è incentrato su un fatto criminoso ad opera di un personaggio politico (facilmente immaginabile) di spicco il cui potere è, teoricamente, assoluto. Il ladro Luther Whitney (Eastwood) assiste, non visto, al delitto e viene anche in possesso di una prova incontrovertibile che sarebbe capace di inchiodare il colpevole. La caccia tra il Potere (con la P maiuscola) e la verità sarà durissima e piena di suspence. Tutto il film, titolo incluso, è una metafora esistenziale sulla forza della politica contro quella della, presunta, verità. Ciò che è vero e giusto, lo può decidere chi padroneggia il potere oppure chi deve effettivamente accertare lo svolgimento dei fatti? Può restare tutto impunito ciò che “la mano forte” impone oppure può esistere un modo per smascherare l’abuso di quel potere che si riteneva assoluto? Il film ne dà una possibile risposta con un finale positivista ma la realtà è, probabilmente, molto diversa. Rimane il fatto che Potere Assoluto sia un film che funziona. Un thriller degno del massimo rispetto che non fa leva esclusivamente sui colpi di scena (peraltro presenti) ma anche sui capovolgimenti di fronte, sulla mistificazione della realtà e, soprattutto, sulla critica all’uso aberrante della discrezionalità da parte di occupa posizioni di rilievo in ambito politico e sociale. Un film con capovolgimenti di fronte con un ladro che si ritrova, involontariamente, testimone di un delitto e passa dal lato dei “cattivi” a quello dei giustizieri. Un delinquente comune che diventa ago della bilancia ritrovandosi in possesso di prove capaci di abbattere i vertici delle istituzioni in un gioco di botta e risposta senza pietà. Un ladro che diventa gentiluomo e un presunto gentiluomo che diventa prima vittima poi cacciatore e quindi preda. Un gioco al massacro reciproco. Intrigante.