Dopo i clamori e il successo di pubblico del primo film, nel 1973 Clint Eastwood tornò a vestire i panni dell’ispettore di polizia più discusso e iconico della sua carriera in Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan (Magnum Force) diretto da Ted Post. In questo capitolo, che è forse il più interessante di tutti i cinque, Harry Callaghan viene richiamato alla squadra omicidi per indagare su una lunga serie di delitti. Ad essere uccisi sono tutti i più grandi criminali di San Francisco e i colpevoli saranno i più insospettabili. Il co-protagonista è David Soul ovvero quello che diventerà famoso un paio d’anni più tardi per la serie TV di Starsky & Hutch. L’originale ispettore “dirty” Harry Callahan, a cui in Italia hanno aggiunto una G al cognome, torna in auge e continua ad esercitare il suo lavoro con i suoi tipici modi del tutto non convenzionali. Dopo il primo film (Ispettore Callaghan: il caso “scorpio” è tuo!!) il personaggio interpretato da Clint Eastwood fu accusato dalla critica di essere troppo violento, irrispettoso delle regole e fascista. Scatenò una baraonda di polemiche e di proteste. Eppure ottenne un tale enorme successo di pubblico da diventare talmente iconico da “meritarsi” altri quattro film. Come accennato più sopra, questo secondo capitolo è più articolato e interessante del predecessore. Il protagonista non viene elevato al rango di paladino della giustizia privata bensì di un guardiano interno alla Polizia di San Francisco, sempre pronto a smascherare le ingiustizie nonostante siano commesse dai colleghi più diretti. Sembra una correzione di rotta rispetto al primo film oppure, se volete, una risposta schietta alle critiche elevate da una grande parte della critica cinematografica. A conferma di quanto detto citiamo una battuta chiarificatrice che non viene pronunciata dal solitario detective ma da un gruppo di poliziotti proprio in faccia a Callaghan:
Si rende conto di quanto sia difficile incriminare un poliziotto?