Lisa Brühlmann esordisce, come regista cinematografica, con un improbabile psicodramma adolescenziale: Blue My Mind – Il segreto dei miei anni.
Dopo essere stato presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2018, il film uscì nelle sale italiane il 13 giugno 2019 distribuito da Wanted Cinema.
Luna Wedler è la giovane protagonista di questo progetto ardito ed interpreta il ruolo di Mia ovvero una quattordicenne alle prese coi cambiamenti ormonali e umorali tipici della sua età. L’irrequietezza di una teenager (come si usava dire fino a qualche anno fa) alle prese con la scoperta delle prime mestruazioni e il suo desiderio di ribellione fungono da propellente per un percorso tutto in divenire.
In un mondo, quello attuale, in cui nulla sembra essere precluso, i giovani si lanciano spudoratamente in “giochi” pericolosi e lo fanno senza aprire il paracadute. I freni inibitori sembrano del tutto assenti nell’immaginario dei millenial; almeno in quello che viene dipinto da Blue My Mind. Il tema affrontato sarebbe di interesse capitale ma la regista svizzera non riesce a governare doverosamente la macchina da presa e scivola su binari tanto inconsueti quanto evitabili. Le modificazioni fisiche del corpo di Mia vengono estremizzate fino a sconfinare nell’assurdo. Il rapporto conflittuale con i genitori, quello più “social” con i coetanei e l’atteggiamento libertino (spesso gratuitamente sciocco) nei riguardi della società – tout court – sono elementi assolutamente presenti anche nella realtà quotidiana ma il modo in cui sono trattati dal film è discutibile.
La metafora del passaggio dalla fanciullezza all’età adulta viene portata all’eccesso con strumenti narrativi che oltrepassano il racconto, pretendendo di diventare “simboli” nudi e crudi. Se la ricerca spasmodica di qualcosa – ma cosa? – che porti ad esasperare il quotidiano, può portare ad emozioni intense allora è indispensabile fare quel salto nel vuoto, tanto affascinante quanto rischioso, che si sogna. La protagonista, Mia, incarna appieno queste aspettative e lancia il suo corpo (ma non il cuore) oltre l’ostacolo; si lascia coinvolgere dal tornado impetuoso ed energico degli eventi fino a vedersi trasformata in tutto e per tutto.
Oltre che regista, Lisa Brühlmann è anche sceneggiatrice di questo film che rappresenta il lato oscuro dell’adolescenza. Il sogno di diventare “adulti” sembra più simile ad un incubo nella visione della regista svizzera.
Blue My Mind può essere considerato come la materializzazione di mille paure. La storia parte come “denuncia sociale” per poi trovare il culmine in un finale assurdo con una pretenziosa allegoria che trascende la mera simbologia per strabordare in una disturbante fantasia. Il neo più evidente dell’intero film è proprio racchiuso da questo semplice paradigma: non ci si può permettere di trattare un tema scottante e rimarchevole con immagini semplicistiche o con stucchevoli voli pindarici. Purtroppo Blue My Mind cade esattamente in questa trappola e rimane tiepidamente relegato alla comune mediocrità.