Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza)

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Birdman o (L’imprevedibile virtù dell’ignoranza) titolo originale: “Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance)”. Un film di Alejandro González Iñárritu con Michael Keaton, Zach Galifianakis, Emma Stone e Edward Norton. Vincitore di quattro premi Oscar 2015: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior fotografia.

Tu non sei un attore; sei una celebrità. Mettitelo bene in testa.

Michael Keaton è Riggan Thomson; un attore impegnato a dirigere ed interpretare una pièce teatrale a Broadway. Lui che vent’anni prima aveva raggiunto una popolarità planetaria interpretando al cinema il ruolo di Birdman (un improbabile supereroe), ora è miseramente precipitato dall’Olimpo Hollywoodiano, finendo a recitare come comprimario in “Di che cosa parliamo quando parliamo d’amore” al Teatro Saint-James di Broadway. Riggan non si è mai liberato dal peso di Birdman. Quell’interpretazione gli valse successo, fama e fortuna ma non libertà. Quel possente supereroe, stabilmente insediato nella psiche di Riggan, non ha nessuna intenzione di andarsene. L’attore è ancora succube del personaggio il cui fiato gli soffia sul collo, la cui voce gli risuona nella mente, i cui superpoteri sono (sembra) sempre presenti. Il film è un’invettiva acuta e impertinente rivolta a quel mondo patinato che, invece di offendersi, lo ha premiato con quattro Oscar (nelle categorie più ambite). Una ficcante analisi critica del pianeta cinema, senza sconti nè peli sulla lingua. La sceneggiatura spara a zero su tutti, non tacendo nè nomi nè cognomi. Il regista stesso pare aver scritto le battute più acide e penetranti che sferzano l’aria lanciando anatemi contro la Hollywood dei cinecomics. Non a caso i due straordinari protagonisti hanno vestito i panni di Batman e Hulk. Michael Keaton fu l’uomo pipistrello più pop della storia nel 1989 (diretto da Tim Burton) mentre Edward Norton diventava verde dalla rabbia nel 2008. Chi, meglio di loro, poteva essere scritturato per questo film? Nella rara occasione in cui vediamo Zach Galifianakis impegnato in un ruolo serio, ci godiamo un Iñárritu che dirige una apparente commedia. In realtà sotto i toni leggeri – ma non troppo – si nascondono frecciate avvelenate dirette allo star-system (anche e soprattutto grazie al personaggio affidato ad Emma Stone). Quando l’atmosfera scanzonata avvolge contenuti ponderosi, il rischio raggiunge livelli di guardia. Se la struttura è ben architettata, nasce un gioiellino, altrimenti si precipita nel ridicolo. In questo caso vale la prima affermazione. Il risultato merita a pieno titolo tutti i premi e riconoscimenti ottenuti. Iñárritu mette il dito nella piaga e racconta, con calibrati espedienti tecnici, tutto ciò che di solito non vediamo (e che non vorremmo sapere). L’altra faccia della popolarità. Il dietro le quinte di “attori-esseri umani” fragili e piccoli che noi vediamo recitare sul grande schermo con tutine attillate e poteri soprannaturali. Dopo la visione di Birdman ci scopriamo tutti adolescenti. Vorremmo credere che i SuperEroi esistano veramente e che gli attori in calzamaglia siano davvero pronti a soccorrere l’umanità in caso di catastrofe. Scoprire ciò che sappiamo già benissimo, ci delude. Torniamo alla realtà tristemente consapevoli che era tutto finzione. Oppure no???

Voto: 8

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